In Gioco all'alba Schnitzler narra le peripezie di Willi, ufficiale superficiale dedito alla bella vita, alle donne ed al divertimento e sempre squattrinato che, per aiutare un conoscente in difficoltà economiche, decide di provare a vincere dei soldi partecipando ad una bisca notturna.
Dopo varie iniziali vincite accompagnate da una forte euforia e speranzosi progetti futuri però la fortuna gli volta le spalle e Willi accumula, in una sola notte di gioco, un debito di 11.000 fiorini, somma esageratamente elevata per il suo modesto stipendio e che deve assolutamente rimborsare al suo creditore entro le 12 del giorno successivo.
L'ufficiale si trova pertanto costretto a rivolgersi ad uno zio che ricorda essere molto ricco ma che non vede da parecchio tempo. Scoprirà in questa circostanza che esso infatti si è rinchiuso in casa da anni in solitudine e povertà, dopo essersi innamorato di una prostituta ed averla sposata, devolvendo a lei tutti i suoi averi per avere in cambio un modesto vitalizio, qualche visita sporadica e nulla più.
Ed è da quì, a mio avviso, che si dipana la parte veramente interessante del libro, in cui "tutti i nodi vengono al pettine", ed in cui emergono con prepotenza il lato caratteriale e la psicologia del personaggio, fin quì solo velatamente accennati o percepiti da atteggiamenti e più o meno vaghe descrizioni.
Schnitzler racconta sempre con dovizia di particolari gli ambienti in cui le scene si girano e i tratti esteriori dei protagonisti tanto che non è per nulla difficile immaginare la Vienna in cui ci si trova, l'ambiente militare e quello borghese, nonché i personaggi attori del breve ma intenso racconto.