In "La vita è altrove", che Kundera stesso ha definito “il romanzo della rivoluzione europea in quanto tale, condensata” si parla appunto di rivoluzione, quella che portò all'instaurazione, in Cecoslovacchia, del regime comunista. Ma si parla anche e soprattutto della vita di Jaromil, bambino desideratissimo e amatissimo dalla madre, che fin dal suo concepimento, nell'incapacità di avere un rapporto appagante con il marito, fantastica che il vero padre di suo figlio sia in realtà una statuetta del dio Apollo.
Da li, nascono grandi aspettative per lui, un attaccamento morboso e una forte gelosia per la vita di Jaromil, che condiziona e dal quale si lascia condizionare, convincendolo di essere in qualche modo un "eletto".
Ma la vita è altrove per Jaromil, impacciato con le ragazze e attratto da tutto ciò che può farlo sentire migliore, come la rivoluzione appunto o persone particolari e creative, e che, sentendosi schiacciato spesso dalle premure materne e dall'importante carica di "poeta", finisce per inventarsi una "vita parallela" dove egli diventa Xaver e finalmente, lontano dalle aspettative e dalle attenzioni materne, può liberare la propria natura e sentirsi diverso.
I dettagli del rapporto madre/figlio sono raccontati da Kundera con la precisione di chi conosce a fondo certi meccanismi psicologici ma anche con grande ironia e pungente sarcasmo. Un libro che non può, a mio avviso, non piacere.
"E l'anima del figlio? Non era anch'essa il suo regno? Oh sì, sì! Quando Jaromil disse la prima parola, e quella fu mamma, impazzì di gioia; si diceva che l'intelligenza del figlio, composta ancora di un unico concetto, era occupata tutta da lei, così che anche in futuro quando l'intelligenza sarebbe cresciuta, si sarebbe ramificata e arricchita, lei ne sarebbe rimasta sempre la radice"
"Solo il vero poeta sa che cosa sia l’immenso desiderio di non essere poeta, il desiderio di abbandonare la casa degli specchi in cui regna un silenzio assordante"