In questo libro, che aspettavo da tempo di leggere, Massimo Gramellini racconta per sommi capi ma con totale partecipazione, una porzione ampia della propria vita, quella che va dai 9 ai 40 anni, ripercorrendo i tratti salienti di un profondo dolore: la sofferenza più lancinante, la morte e quindi la permanente e incolmabile assenza della madre, dal verificarsi dell'evento fino al superamento del trauma, o meglio, all'accettazione e al perdono.
Un'angoscia che è come un veleno a lento rilascio, che pervade ogni ambito dell'esistenza del protagonista inquinando i momenti belli e rendendolo più fragile davanti a quelli brutti, privo com'è delle basi di amore e sicurezza che servirebbero per affrontare la vita.
Da ogni parola di Gramellini emerge forte il senso di abbandono che lo ha accompagnato e condizionato in ogni momento, nella disperata e costante ricerca di una spiegazione logica all'evento più illogico che ci sia. I rapporti con le donne, spesso frustranti e difficili, il matrimonio, l'incontro con Elisa, la donna della sua vita che, arrivando nel posto giusto al momento giusto, contribuisce a ristabilire nel cuore di Massimo un equilibrio maturo.
Perché Fai bei sogni è anche il racconto del superamento di quel trauma, della crescita dell'individuo e dell'accettazione infine degli eventi, attraverso la scoperta dell'amara verità finale, una verità che aveva avuto sempre sotto gli occhi ma che inconsciamente si era rifiutato di conoscere.
"Pur di non fare i conti con la realtà preferiamo convivere con la finzione, spacciando per autentiche le ricostruzioni ritoccate o distorte su cui basiamo la nostra visione del mondo"
"Fai bei sogni è dedicato a quelli che nella vita hanno perso qualcosa. Un amore, un lavoro, un tesoro.
E rifiutandosi di accettare la realtà, finiscono per smarrire se stessi"