Con La natura esposta, Erri De Luca torna al romanzo, dopo alcuni libri su temi legati alla religione, trattati sempre dal suo inconfondibile punto di vista profondamente laico.
In questo breve romanzo invece vuole narrare una storia diversa, scaturita da un racconto ascoltato una sera in Val Badia dalla voce di due suoi amici, lo scultore Lois Anvidalfarei e la poetessa Roberta Dapunt.
È la storia di un uomo, nato e cresciuto sui monti, "al confine di Stato", che si procura da vivere facendo mestieri di fortuna e nel tempo libero accompagna migranti di passaggio al di la del monte. Ma, a differenza del fabbro e del fornaio del paese, suoi compagni in queste missioni che lo fanno per guadagno, lui restituisce a tutti, a missione compiuta, i soldi ricevuti per la guida all'attraversamento. Quando questo dettaglio viene però scoperto, attira, oltre all'attenzione dei media, le ire dei suoi compaesani che, sentondosi traditi, lo costringono a lasciare il villaggio.
Inizia per il protagonista una nuova vita a valle, vicino al mare, in un paesaggio per lui nuovo e sconosciuto dove, grazie alla sua versatilità e alle molte esperienze lavorative, viene ingaggiato per il delicato restauro della statua di un crocifisso in marmo, un complesso lavoro che lo porterà ad un tortuoso viaggio introspettivo, a nuove conoscenze e a nuove avventure. Il romanzo di conclude con il ritorno del protagonista "a casa", ovvero sul monte dove è nato e cresciuto e dove ritrova il rustico affetto degli amici che dimostrano di esserci ancora salvandolo da un misterioso tranello.
"Raccolgo una conchiglia, a forma di orecchio. L'accosto al mio, dicono che si sentono le onde. Non è il suono che mi sembra. L'effetto è l'eco di una cisterna, ripete il fruscio che sta dentro il mio orecchio, lo scivolo dei suoni in un labirinto. Con l'altro orecchio sento amplificato il risciacquo dell'onda sulla ghiaia. È il suono più antico del mondo, è qui dalle età della terra. C'era quando nessuno poteva sentirlo. Ci ha messo i milioni di anni prima di infilarsi in un udito. Sono pensieri che salgono dai piedi scalzi sulla ghiaia di confine tra la terra e il mare. A dormirci vicino, chissà quali sogni si fanno. Dentro i miei rotolano valanghe, il fulmine incendia l'albero, batto con l'accetta un tronco che non cede, mi azzuffo con un orso che continua a uccidermi.
Deve stare nei sogni la differenza tra chi vive coi monti e chi sta vicino al mare. E quelli delle città gremite? Decido che si sognano tra loro"