Il Processo è un "libro-incubo", scritto nell'inconfondibile stile onirico e visionario di Kafka.
Josef K., il protagonista, è uno stimato procuratore finanziario che, la mattina del suo trentesimo compleanno, vede irrompere nella sua stanza in affitto, due tizi che lo dichiarano in stato di arresto, senza tuttavia arrestarlo davvero e soprattutto, senza comunicargli quale sia l'accusa che gli viene mossa. Accusa che, peraltro, non verrà mai svelata.
Da qui hanno inizio varie tappe di un misterioso e oscuro processo che si svolge, nel corso di un anno, in luoghi strani e al cospetto di giudici altrettanto bizzarri e nelle quali Josef appare sempre più smarrito e impaurito ma anche determinato a dimostrare la propria innocenza rispetto all'ignota colpa, lanciandosi in arringhe disperate contro tutto e tutti.
Tra una fase e l'altra del processo, la vita del protagonista è sconvolta da episodi ed incontri surreali e mentre egli continua apparentemente a condurre la vita di sempre e a mantenere una parvenza di equilibrio, dentro di lui si sgretola giorno dopo giorno ogni certezza, compresa quella di essere davvero innocente e tutto viene avvolto in nubi dense di follia, fino a non riuscire più a distinguere la realtà dal "sogno".
Il lettore stesso viene trascinato dentro questo vortice, attraverso uno stile narrativo che permette la chiara percezione della confusione e dell'angoscia del protagonista, fino ad arrivare al tragico epilogo.
«No,» disse il sacerdote, «ma temo che finirà male. Sei ritenuto colpevole. Forse il tuo processo non andrà neppure oltre un tribunale di grado inferiore. Almeno per il momento, la tua colpevolezza si dà per dimostrata.» «Ma io non sono colpevole,» disse K., «è un errore. E poi, in generale, come può un uomo essere colpevole? E qui siamo pure tutti uomini, gli uni quanto gli altri.» «È giusto» disse il sacerdote, «ma è proprio così che parlano i colpevoli.»
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