Avevo avuto modo di apprezzare Diego De Silva in Non avevo capito niente. La sua arguzia, l'ironia sottile e delicata, le parole sempre "spese bene". Subito dopo iniziai a leggere Voglio guardare ma lo abbandonai in fretta, distratta probabilmente da qualche altra lettura più appropriata al momento.
L'ho riaperto di recente, convinta di trovarci dentro l'ironia e la leggerezza che avevo conosciuto.
Niente di più sbagliato: Voglio guardare è un romanzo duro, aspro, a tratti scioccante come quando, verso la fine del libro, arriva a sopresa la fatidica frase «Voglio guardare», pronunciata dalla protagonista femminile del racconto, una baby prostituta di nome Celeste di «sedici anni e un corpo qualsiasi».
Nello svolgersi del romanzo la sua giovane e triste vita si intreccia con quella di Dario Heller, giovane e brillante avvocato di successo che, come Celeste, dietro una vita apparentemente normale nasconde un lato oscuro difficilmente comprensibile ed immaginabile.
Complimenti a De Silva, autore italiano di talento, che sa come regalare piacevoli letture che coinvolgono e restano impresse.