"D'estate le stelle cadevano a briciole, ardevano in volo spegnendosi sui prati. Allora andava da quelle cadute vicino, a leccarle. Il re assaggiava il sale delle stelle".
La capacità di Erri De Luca di condensare in poche pagine storie di una profondissima intensità è proverbiale; nel leggere le sue parole, la fantasia spicca il volo e sale in alto. Alto quanto la montagna di cui racconta, abitata dai camosci e dal loro re, protagonista del libro, e dove il bracconiere, co-protagonista, s'inerpica quotidianamente in cerca dei suoi trofei.
Il peso della farfalla è il racconto di due vite accomunate dalla stessa solitudine e dallo stesso soprannome "il re dei camosci", l'uno per diritto, l'altro per sfida: una sfida durata anni, tra la leggerezza e la sapiente conoscenza della montagna tipica solo di chi c'è nato, e la forza di gravità dell'uomo, incapace di vivere nel presente, e che arrampicandosi porta con sè odore di morte e di assassinio.
Fino a che entrambi sentendo di non aver più nulla da perdere, dopo essersi tanto cercati ma anche evitati, si scontrano in modo definitivo cadendo in un abbraccio totale ed esclusivo sotto, appunto, il peso della farfalla.
"Il peso della farfalla gli era finito sopra il cuore, vuoto come un pugno chiuso. Crollò con il camoscio sulle spalle, faccia avanti".
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