Ci sono posti molto piccoli, capaci nella loro modesta estensione di conservare una propria dignità. Ci sono luoghi molto contenuti la cui esistenza e conservazione è non solo giustificata ma auspicabile; paesi minuscoli antichi e fascinosi, piccoli centri urbani pieni di attrattiva.
Non è il caso del mio paese di origine che oggettivamente, da qualunque parte lo si guardi, è brutto. Probabilmente già oggettivamente brutto alle origini, è stato successivamente imbruttito ed ingrezzito dal disprezzo di chi, nel tempo, lo ha “governato”.
Eppure non ci vorrebbe molto a farne un luogo piacevole dove passare, non dico la vita, ma almeno le vacanze. Perchè le premesse in realtà erano discrete: costruito non lontano dal mare che, splendido non è ma che potrebbe essere passabile se valorizzato, e nelle vicinanze di Vulci, zona archeologica ricca di storia e di cultura, nonché di beni paesaggistici per niente da sottovalutare.
Eppure… se ne sta li, morto, ad aspettare che qualcuno lo attraversi per sbaglio, mentre se ne va da qualche altra parte… qualunque parte, pur di non fermarsi.
Anche io da un po’ lo vivo così e, devo essere sincera, con grande infinito dispiacere.
Perchè in fondo, al mio paese ci sono affezionata, perchè vorrei esserne orgogliosa qualche volta, perchè mi piacerebbe tornare con gioia, e lasciandolo provare la nostalgia di Leopardi per la sua Recanati, di Carducci per la sua Bolgheri, di Pascoli per San Mauro.
E invece niente di niente.
Mi vengono in mente i paesini sul mare della Sicilia, i paesi dell’entroterra toscano, umbro o abruzzese, i borghi caratteristici in Liguria, in Veneto, in Romagna, che hanno fatto del loro spazio contenuto un punto di forza; che organizzano (bene) sagre, feste, manifestazioni. Che curano l’aspetto di piazze, strade, case e ai quali in fin dei conti, niente avremmo da invidiare.
A Montalto invece si costruisce senza seguire alcun criterio estetico, ignorando o fingendo di ignorare che la cura del particolare è turismo, il turismo soldi, i soldi benessere per tutti (e questo fermandoci ad un discorso puramente materiale).
Basterebbe un po’ di umiltà e di senso di appartenenza, basterebbe sfruttare le risorse esistenti e creare nuove opportunità perchè le persone, i giovani soprattutto, non fremano come criceti in gabbia per andarsene… Cambierà? Io non voglio credere che si debba escludere una possibilità di ripresa ma dovrebbero cambiare tante, troppe cose, tante, troppe teste e il cambiamento si sa, richiede un sacco di tempo… e di coraggio!