India: quale futuro per la slum di Mumbai?

P8110108

Ricordo che io ed Emanuela avevamo avuto paura ad entrare lì dentro. Il resto del gruppo era sparpagliato per la città, qualcuno sulla spiaggia di Chowpatty, qualcun’altro a fare incetta di gioielli indiani, altri infine al Taj Mahal Palace, meraviglioso hotel dove qualche mese più tardi avrebbe soggiornato Barack Obama e prima di lui tante altre personalità e celebrità che hanno visitato l’India senza, secondo me, gustarla davvero. Perché in e da quell’hotel si vede soltanto una piccolissima parte di India, quella luccicante e ricca, dalla quale è esclusa il 90% e forse più della popolazione di quell’immenso e straordinario Paese.

Comunque sia, quel giorno dell’agosto 2009, io e la mia amica avevamo deciso di andare a vedere le Dhobi Ghat, (lavanderie) che si estendono per circa 8 Km vicino alla Mahalaxmi Train Station. Ma quando il tuc tuc (una sorta di taxi locale molto pittoresco) si è fermato là davanti, abbiamo preferito pregare l’autista di riportarci indietro. Decine di persone autoctone si stavano infatti avvicinando con aria niente affatto rassicurante e noi, probabilmente sbagliando, abbiamo avuto timore di inoltrarci in quello che era, a vederlo dall’ingresso, un labirinto senza uscita di panni stesi, tavole ammassate, gente concitata, polvere e sporcizia.

Le baraccopoli indiane (slum) sono qualcosa che, se non si vede, non si ascolta, non si annusa e non si tocca davvero, non si può capire. Le baraccopoli indiane dapprima ti scioccano e ti stordiscono, poi ti disgustano e ti nauseano, poi ti piegano come un surgelato immerso nell’acqua calda ammorbidendo la polpa, e infine ti innamorano e ti legano per sempre. Entri con i piedi puliti e le mani profumate di amuchina in gel, con l’unico desiderio di poter volare per non dover toccare niente, ed esci completamente impregnato di odori buoni e cattivi, senza più uno solo degli inutili quanto radicati schemi mentali occidentali ancora intatto: tutti sono stati messi quanto meno in discussione.

Un articolo pubblicato ieri su Repubblica.it annuncia che lo slum di Mumbai sta per essere abbattuto. Il piano sarebbe quello di riqualificare la zona ma, a quanto pare, molta gente rimarrebbe così senza casa. Non mi preoccupa l’immagine: l’India senza baraccopoli non perderà e non acquisterà niente per il turista perché l’India è pensiero, è astrazione, è amore senza forma e senza sostanza, è fatta di occhi, di mani, di fiori, di movimenti lenti e insegnamenti preziosi. Mi preoccupa però il destino di tanta gente che fuori dallo slum non saprebbe dove andare.

Se pensate che l’India sia un posto brutto, sporco e cattivo, non le guardate. Se pensate che sia lontano, irraggiungibile e “diverso” non le guardate lo stesso. Se cercate attraverso queste immagini di capire l’India, lasciate stare… è inutile!

Guardatele solo se avete abbastanza capacità di immaginazione, una mente aperta scevra da pregiudizi, e una certa dose di “indianità” nel cuore…

A presto!

Lascia un commento